Cortometraggi

 

     De Atri Cogitationibus

di Federico Caramadre

 


"De Atri Cogitationibus" è un progetto realizzato in parte e girato nel 1997.

 

 

Soggetto

Un vecchio scrittore, cornice machiavellica di una rivisitazione del dramma a tappe (dove la continuità degli avvenimenti è data dal punto di vista di uno dei personaggi), immagina, nella sua villa di nobile decaduto, le vicende di tre giovani nei quali di volta in volta si immedesima, forse per constatare le emozioni delle sue invenzioni letterarie, forse per navigare nei ricordi alterni delle sue molteplici gioventù. Angelo o demone, santo o semplice uomo, la figura di Memmo è la rappresentazione di una preziosa virtù, il traghettatore di un sogno o più linearmente il cantore di un’emozione.

Ad ogni personaggio giovane, uomini sui trenta, corrisponde un colore cui è associato un carattere: il nero, la ragione; il rosso, la passione; il bianco, il sentimento. Attraverso queste manifestazioni dello spirito i tre si relazionano all’universo amoroso, ciascuno meglio descritto nell’episodio che lo vede protagonista in quella che è intesa come una trilogia, paventando - in questa prima fase, quella del nero - l’impossibilità di rapportarsi nel modo giusto (sempre che ne esista uno) con il mondo femminile e le sue aspettative.

La narrazione è costruita come un’architettura a scatole cinesi: l'approccio all'altro sesso da parte del rosso e del bianco è osservato e "vissuto" dal nero che ne delinea sommariamente le caratteristiche; i tre sono a loro volta oggetto dello sguardo dello scrittore che diverrà poi Angelo Necessario, essenza del suo animo, presenza metafisica che muove e commuove. Tutto l’intreccio è arginato e scrutinato da un deus ex machina:  la concezione stessa del lavoro, la sceneggiatura, la regia, il progetto - che guarda il tutto all’interno di un monitor, costruzione scenica nella costruzione filmica.
Per sottolineare i diversi punti di vista di questa ridda di osservatori viene adottata una contaminazione dei linguaggi (si passa dal super 8 al magnetico al 35 mm) che vanno a tessere una tela di colori, suoni, testi, situazioni, ambientazioni e costumi chiamati a ricomporre l’integrità semantica del medium cinematografico.

Sceneggiatura impropria, nata per "quadri scenici", serie di immagini ambigue e surreali prese a spunto dalla quotidianità, è tecnicamente costruita secondo dei referenti specifici a seconda che si tratti di montaggio (...), recitazione (Pasolini, sc.13 ...), fotografia (Man Ray, Mapplethorpe, ...), luce e colore (Caravaggio, Michelangelo, ...) scenografie (Fellini, sc.14; Visconti, epilogo sc.2, ...).

Il progetto è parte integrante di un’operazione estetica a largo raggio, in cui l’aspetto filmico è solo una delle componenti oltre alla pittura, alla scultura e alla scrittura. Dall’opsis, alla lexis, alla praxis, il contenuto di questa récherche è articolato sulla poetica dell’inverosimile il cui carattere strutturale più peculiare è riassumibile nel concetto di matrioska, quadro nel quadro o, se si vuole, cornice nella cornice.
Il racconto in "De Atri" - prima parte (di 3) del primo episodio di una trilogia che andrebbe a comporsi in un lungometraggio - è ridotto ai minimi termini. Al suo interno sono presenti personaggi, situazioni, umori che saranno sviluppati nelle fasi successive del progetto filmico generale e che si accorderanno - diventandone a loro volta parte fondante - alle tematiche dell'operazione estetica più vasta cui si è accennato.

Roma, 1997

 


Piccolo viaggio all'interno della storia del costume: in ogni scena predomina un periodo storico o uno stile di volta in volta rivisitato in chiave contemporanea.

Dal passato al futuribile una sfilata simbolica di abiti e accessori per restituire significati e significanti.
 

 


Analisi comparata del colore e del valore metaforico della rappresentazione.
Nella foto: l'artista Barbara Salvucci

Studio del costume: Elena Scategni, 1997

Trucco: Fernanda Perez

      Ascolta:  (segue testo)

Location: palazzo cinquecentesco di Ascanio Celsi - salone

 

 

"Le sue mani raccontano di colori insanguinati su pareti di specchi e rose
mentre un occhio di vetro appannato indaga più volti segnati dal trucco.
Un nudo padrone di casa, sincero e vivente come gli schizzi che perde sui fogli, uno spigoloso regista con un intero linguaggio di immagini stampato negli occhi, un giovane esule bulgaro che non regala parole di troppo.
Un angelo azzurro in fondo, sempre annegato in una tristezza di rossetti e stoffe; una filiforme ombra con il viso scoperto appare e sfugge con la stessa leggerezza; una risata cortigiana sul viso di cristallo per una purissima perla da palco; bionde donne in carriera fra mascherati moralismi e sbandierate fedi, recitano vite interessanti e superflue, calcano movenze del viso e fascinosi gorgheggi per sedurre l'uomo più bello, quello che ti rende immagine.
Lo spettacolo già chiede l'applauso finale.
Forse la vostra casa sparirà con l'alba per tornare a colorarsi di notte. L'amletico teschio sogghigna dall'alto.
Il film è già qui, in interviste di femmine e donne che per poco vorrebbero essere personaggi.
Succhio le gocce stanche
di questa notte vellutata
e bacio la mano al mio ospite, dispensatore di verissimo amore".

 

Curatrice: Elena Giavarini

Organizzazione  Barbara Ceravola


Costumi:  Elena Scategni, Laura Prestipino Giarritta, Xenia Bous, Gruppo Hermes

Foto: Mario De Nisi 1997

 


 

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