ROSA ROSÆ
uno spettacolo di Federico Caramadre

Edizione Marzo 2001

“Non esistono soluzioni possibili, al di fuori dell’amore”
(“L’amour fou”; André Breton; 1937)


Gli Studi d’Arte Associati Gruppo Hermes presentano uno spettacolo scritto da Federico Caramadre, autore, sceneggiatore, regista.


CENNI SULLO SPETTACOLO

Una storia d'amore unica. Una storia come tante.

Una storia che inizia, e che finisce.

Un bar, un luogo d’incontro, casa propria, o casa di chi si ama, luoghi, quelli del ricordo, musei del sentimento andato, ritrovato: teatri, immaginari contenitori della messa in scena di una danza, il balletto quotidiano delle schermaglie amorose, la coreografia pomposa di ogni dramma, il colore del trasporto, il profumo delle parole d’amore, la melodia del dolore “poiché ogni storia è, anche, dolore”.

 

A proposito dell'allestimento originale di Federico Caramadre...

Tre personaggi: un lui, una lei, un "intendente". Poi due musicisti, cantori fantasmi delle ricorrenze, una ballerina, figurazioni super-partes di questo “teatro non-teatro”, luogo frammentario della quotidianità.

Dallo stereotipo di una relazione che è comunque originale, come lo è qualsiasi storia d’amore, attraverso la rivisitazione che trapela nel dialogo dei due innamorati, ci si tuffa, grazie alla figura di un Caronte che qui si chiama “Intendente”, angelo custode dei personaggi, o custode-barbone d’altri tempi di un immaginario museo dei sentimenti, alla drammatizzazione del senso ultimo dei significanti reconditi di amori e passioni, anche quando corrisposti per l’amore stesso, o per il genio, o, per finire in una parola, per la bellezza nella sua più larga accezione.

Una querelle tra la coscienza dell’individuo, lo scibile del suo “sentire” e la "burocrazia" di taluni sentimenti.


CENNI SULL’AUTORE

Federico Caramadre si occupa di scrittura e regia, la sua ricerca estetica lo vede autore a tutto tondo - dalla pittura, alla fotografia, al cinema, fino all'utilizzo delle nuove tecnologie, le sue esperienze trovano nella scrittura drammaturgica, come nei suoi romanzi, un mezzo ulteriore tra i molti di cui dispone - e in cui indaga - per alimentare il proprio percorso creativo.

 


LO SPETTACOLO E LA RICERCA ESTETICA

Lo spettacolo è parte integrante di una personale ricerca estetica dell'autore, condotta nelle varie discipline delle arti, e contiene in sé elementi e tracce di spettacoli precedenti, di romanzi, di immagini, e di filmati appartenenti alla serie “De Arachnes lesselato opere”. Ogni lavoro presenta comunque una sua compiutezza, pur disseminando riferimenti e tracce di altre opere, e conduce l’osservatore all’interno di un’intelaiatura progressiva - a volte cronologicamente a ritroso - per giungere alla foce di una storia che non si lascia raccontare e che, intravista, velata e rivelata, propone una serie di questioni esistenziali e formali che l’autore tratta con lucida e sottile ironia.


IL TESTO

La storia di “Rosa Rosæ” segna in qualche misura l’antefatto del “De Porcellanæ Fragilitate”, spettacolo messo in scena nel 1999, e si dipana dallo studio dei criteri che legano quella che potremmo chiamare “la coincidenza”, e “l’epifania” che ne derivano.

Lo studio drammaturgico di questi significati parte dall’incontro di Caramadre con le tematiche più intime al "paradosso del quotidiano" e al fascino di certe strutture linguistiche, si va infatti dal Surrealismo di Breton - i suoi testi “Nadja” e “L’amour fou” - a due romanzi dello stesso Caramadre, che tanto lavora sulle problematiche della “casualità”, fino a sollecitare incursioni in opere di autori come Rimbaud, Lautremont, Camus, Bernhard.

 

Come per “De Porcellanæ Fragilitate”, “Rosa Rosæ” conquista immediatamente per il gioco delicato della sua magia, con cui traspone la vita quotidiana nella sfera della sensibilità e del mistero. Non sono affatto i problemi e il modo con cui sono concepiti che rendono queste opere interessanti, ma la loro atmosfera, la loro essenza poetica.

Nella scrittura di Caramadre il Presente è contesto in modo indescrivibile al Passato; egli sente la vita vissuta in giorni lontani, la vita di antichi, mai conosciuti genitori e progenitori, di popoli scomparsi, di età morte; il suo occhio coglie tuttavia - e come si potrebbe impedire? - il vivo fuoco di astri che il gelo dello spazio ha divorato da tempo. Poiché questa è l'unica legge alla quale egli sottostà: non interdire a nessuna cosa l'accesso nella propria anima.

Ma questo inafferrabile rapporto esiste. Esiste “De Porcellanæ Fragilitate”, pieno della sua potenza sopra l'anima, sopra i sensi. Esiste “Rosa Rosæ”. Il testo esiste e bisbiglia dove è da tirare fuori gioia nella vita, e come la gioia scorra via, come si acquisti il dominio sugli uomini e in esso il concetto della saggezza e il concetto della seduzione. È lì, e tace e parla, ed è tanto più ambiguo, pericoloso, misterioso, quanto tutto in questo nostro tempo estremamente inafferrabile, in questo tempo poetico nel senso più alto, è più ambiguo, potente e misterioso. Queste opere sono un elemento della vita, un estremamente ambiguo, sfuggente, pericoloso, magico elemento della vita. Ma nelle mani di ogni lettore sono qualche cosa di diverso, e vivono soltanto quando incontrano un'anima vivente. Posso parlare soltanto per coloro per cui esiste il fatto poetico. Poiché i poeti sono coloro che eternamente rispondono, e senza quelli che domandano colui che risponde è un'ombra.

La prosa di Caramadre si abbandona alla visione della vita intimamente penetrata o in un'inaudita apparizione di figura orfica, e simbolicamente vive il più misterioso parto del tempo, quello che nasce sotto la pressione del mondo intero, su cui posa l'ombra del passato, vibrante sotto il mistero dell'imperioso presente, e, mentre vive tutto questo ritrova la felicità di aleggiare sicura nella caduta dell'esistenza, l'idea del proprio tempo si dissolve, e futuro come passato si fondono in un solo presente.

Domenico Giovannini

 (tratto da "Federico Caramadre Ronconi o il meraviglioso involontario", presentazione di "De Porcellanae Fragilitate", di Domenico Giovannini )


I PERSONAGGI DI ROSA ROSÆ nel primo allestimento dell'autore

La rappresentazione è ambientata a tutto campo all’interno del teatro che assume le caratteristiche di un grande “contenitore”. L’azione può svolgersi anche tra il pubblico, che diviene, secondo lo spazio della messa in scena, parte integrante dello spettacolo, figurazione di un immaginario “luogo non-luogo” sospeso nel tempo, dove si ritrovano i personaggi.

 

Gli attori della prima messa in scena

Lui Andrea Lolli

Lei Patrizia Lazzarini

L'Intendente Patrizio Cigliano


LE MUSICHE ORIGINALI E LE COREOGRAFIE

Accompagnato dalla chitarra di Giovanni Di Caprio, Attilio Fontana, astante dell'immaginario “luogo non-luogo” dove si svolge l'azione scenica, interviene cantando in anteprima estratti di brani scelti dalla sua ultima fatica musicale, che lo vede esibirsi come solista.

Altri contributi, puramente strumentali, sospendono tra parentesi raccolte la continuità della narrazione.

Le coreografie, di Daniela Bellini, gioco sottile di specchi e di riflessi, introducono significanti tradotti nei movimenti di Alessandra Pazzetta, restituendo un’immagine allegorica dei personaggi e dei sentimenti, veri protagonisti della storia, sottolineando alcune atmosfere in completa armonia con la visione registica dell’insieme.

 

LIVE UNPLUGGED
- Tutto rigorosamente dal vivo -

 

(Informazioni relative alla prima messa in scena dell'autore)


 LE SCULTURE LUMINOSE

Si tratta di proiezioni di vere "sculture luminose", opera dall'artista Alessandro Baronio, che segnano, nella narrazione della messa in scena, un momento di passaggio dal mondo reale - quello dell’ipotetico luogo d’incontro - a un mondo fittizio, tutto immaginario - quello del museo, della “casa di latta” - dove il personaggio dell'Intendente ci conduce per gradi alla scoperta di ipotesi e questioni relative ai sentimenti animando e disanimando le sue creature.

Sulle Opere

Lo scultore posiziona i suoi lavori in acciaio nell'ambiente come fossero un meccanismo di ricezione: tutti i colori della realtà attraversano e si infrangono sulle lastre calandrate e metalliche, creando straordinari giochi di riflessi.

Il lavoro è articolato in due fasi:

1) la pellicola fotografica trascrive minuziosamente e con infinita precisione la sinfonia dei colori del mondo riflessi sulle parabole metalliche.

2) l'esplosione e la frammentazione avvengono poi sul supporto di proiezione, livelli distinti e stratificati di materiale usato come un filtro, aggiungono al colore la profondità e la complessità tridimensionale.

"Lo scultore è un kinoki"
(Alessandro Baronio)

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore


COSTUMI

I costumi, nella scena come nel corto, a cura di Elena Scategni, ricostruiscono un’atmosfera tutta particolare, dichiaratamente scelta tra le possibilità teatrali e cinematografiche del testo, e si inseriscono perfettamente nella ricerca estetica di cui questo spettacolo è solo una delle parti.

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore)


SCENOGRAFIE

Su progetto di Cinzia Fanasca, che ha utilizzato elementi scenografici prodotti dall’Atelier Hermes, diretto da Vincenzo Montini, sono stati pensati per il contenitore dello spettacolo oggetti in sintonia con lo stile e le tematiche della ricerca, pescando dal catalogo di oggettistica e complementi d’arredo dello studio di decorazione omonimo. I ritratti di scena sono opera di Davide Dormino, lo specchio dell’Intendente opera di Giovanni Di Lorenzo.

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore)


IL CORTOMETRAGGIO

Girato dall’autore con pellicola super-8, digitale e analogico, è estratto di una sceneggiatura per lungometraggio già utilizzato per lo spettacolo “De Porcellanæ Fragilitate”, e ulteriormente rivisitato per la versione in “Rosa Rosæ”. Al suo interno ogni tecnica di ripresa, ogni colore, ogni elemento di scenografia, le figurazioni, i costumi, i testi, i ritmi e lo stile della narrazione, riconducono alla ricerca estetica cui abbiamo già accennato.

Montaggio: Marzia Mete, Clelio Benevento. Sceneggiatura e regia di Federico Caramadre.

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore)


IL VIDEO

Realizzato nel 1992 per lo spettacolo “L’ultimo nastro di Krapp”, di Samuel Beckett, con l’Ass. Cul. Janula di Marcello Felici, è stato completamente riveduto e trasformato dall’autore secondo criteri più legati ad un’operazione di “video-arte”. Premiato nella rassegna “Siracusa Arte in Video”, è stato ulteriormente frazionato per la versione a servizio del “contenitore” Rosa Rosæ. La voce di Krapp è di Angelo Borgna.

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore)


IN GENERALE

L’opera, vivacissima, suggerisce più chiavi di lettura, proponendo connessioni e incastri tra le varie arti, e si pone come estrema sintesi dell’attività collegiale degli Studi d’Arte Associati di Hermes, nella peculiarità della ricerca dell'autore.

Disegno luci e fonica: Sara Musacchio.

Hair stylist: Daniele Adolini by Istituto di Bellezza Mauro Nardi - Roma.

Foto di scena: Luigi Fantini.

In video: Luigi Fabrizi, Alessandra Muccioli, gli attori di " Rosa Rosæ ".

Grafica: Sez. Opsis - Immagini Interattive del Gruppo Hermes, a cura di Paolo Pero.

Un ringraziamento particolare a: Paolo Bonacelli, Oreste Lionello, Paila Pavese, per le voci narranti, e agli artisti: Massimiliano Mirabella, Barbara Salvucci, Gruppo Hermes, Topaz, Alfredo Anzellini, Pietro Lama; oltre a: Xenia Bous, Silvia Di Domenico, Alessia Consolidani, Giovanni Gregori, Valentina Martino Ghiglia, Studio Dodi, S.A.M., Mauro Nardi, Ass. Cul. La Torretta, Giulio Galasso.

 (Informazioni sulla prima messa in scena a cura dell'autore)


 



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