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La voce dell'ulivo

racconti


HermesArtStudios
Storia d’amore di un attimo rubato

raccolta Random _ Hermes Limited Edition

 

 

 

 

 

Arrivò, carina come sempre, attraversando la strada. Mi passò davanti accelerando sulle punte.

Indossava scarpe e pantaloni neri, più larghi sulla caviglia, più attillati lungo le cosce e il sedere, di una stoffa morbida e lucente, che morbido dava l’esatta sensazione fosse pure il contenuto. Una maglietta bianca, seria e senza fronzoli ma, e un giubbetto avvitato, discreto sotto il nastro di capelli lisci abbrancati dalle spalle, neri.

Chi scrive con la pittura avrebbe potuto dipingerla in un campo di girasoli, al tramonto, vestita da mondina e con una brocca d’acqua in una mano, o sotto il braccio.

Chi scrive con la fotografia, l’avrebbe immortalata nuda, sotto un telo bagnato, in bianco e nero, per esasperare la linearità delle sue curve.

Chi scrive con le immagini in movimento per un film, l’avrebbe lasciata attraversare, osservandola come un uomo sorpreso all’angolo di una qualche strada del centro, associando quei fotogrammi alla musica di un madrigale.

Chi scrive con la voce, ve la racconterebbe così, questa storia, abbassando gli occhi in un concentrato e profondo respiro, e immaginando…

Un passo sobrio, ma trepidante di attese, fu il decano del suo intercedere da sito a sito, da margine a margine, da un lato all’altro, di quella strada.

Appena fu sul marciapiede, dall'altra parte, voltandosi verso di me, d’istinto, come se sentisse di essere osservata, infilò il suo sguardo diritto nel mio, e insolente, sorrise.

Feci un cenno, con la mano, che fu un leggero invito, legittimo, preciso, ragionevole, adito a un’idea di entrambi, quella.

    Fu mano nella mano, e scale, e passi su passi, e fiati, porte, e vestiti in terra e gioco.

Giochi di ingenue malizie, di impertinenti precetti, di singolari inclinazioni.

E fu la nudità più nuda, sbirciata dal vestibolo dell’origine del mondo, a dare pace alle mie più accese miserie, lì, di fronte al pronao del mio più irriverente incanto, lì, dove ogni uomo si sente un dozzinante educato all’attesa, nell’atrio esterno di un tempio, fu proprio lì, che la mia accortezza fotografò di misura quell’attraversamento sollecito che avevo visto un’ora prima, come da sponda a sponda, da soglia a soglia, e strinse. Fotografando come in una immagine della memoria un sentimento, fu allora, che la mia forza scaricò vigore e tenerezza tra quelle stoffe di un altro odore, tra le braccia di quella donna, sconosciuta, dai capelli rossi, come il tramonto di un pittore.

 

Federico

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